Premio letterario Benno Geiger per la traduzione poetica

Ecco un’ottima opportunità per traduttori di opere poetiche. Per maggiori info cliccate qui.

La Fondazione Giorgio Cini, dando seguito al lascito testamentario di Elsa Geiger Ariè per onorare la memoria del padre, bandisce il “Premio letterario Benno Geiger per la traduzione poetica”, da assegnare a una traduzione italiana di opere poetiche da lingue occidentali antiche, medievali e moderne apparsa nell’ultimo anno.

La Giuria del Premio è formata da scrittori, critici, docenti universitari ed esperti di traduzione. Il mandato della Giuria è conferito per 5 anni. Ne fanno parte: Shaul Bassi, Franco Buffoni, Fabrizio Cambi, Piero Taravacci. La presiede il prof. Francesco Zambon.

All’opera premiata viene attribuito un premio in denaro del valore di 5.000,00 euro. Tale opera potrà fregiarsi del titolo “Premio Benno Geiger 2014 per la traduzione poetica” da riportare in un’apposita fascetta accompagnatoria di tutte le copie dell’opera distribuite in libreria all’indomani del conferimento del Premio.

tratto da cini.it

Kiel: XI edizione dello European Festival of the First Novel

Sta per partire l’undicesima edizione dello European Festival of the First Novel, promosso dall’associazione Ars Baltica di Kiel, che finora ha ospitato oltre 100 scrittori, ma anche editori e traduttori, provenienti da 17 paesi diversi. Qui sotto un articolo tratto dal sito con qualche informazione. Che dire… restiamo in trepida attesa dell’inizio del Festival!!

Since 2003 new prose from ten European countries forms the heart of the European Festival of the First Novel. Ten novelists and their editors as well as other professionals of the literary world are gathering in Schleswig-Holstein/ northern Germany to discuss writing and publishing, to acquaint themselves with new novels, and maybe pave the way for translation.

The festival, which takes place at “Literaturhaus Schleswig-Holstein” in Kiel, is a combination of an expert conference on European first novels and a public reading by all participating authors. 101 writers and about 80 publishers from 17 countries have so far taken the opportunity to present current first novels. From Norway to Hungary, from Finland to Spain, participants have made their way to Schleswig-Holstein. From the start, a network for authors and publishers of future European literature has come into existence, and it is steadily growing. In fact, a considerable number of the presented first novels has meanwhile been translated into various languages.

The initiators’ original idea of strengthening the role of literature as the most prominent promoter of the actual reality of life in the diversity of European languages and cultural traditions is beginning to take shape beyond expert discourse in Schleswig-Holstein. For the reading and the discussions during the four days a brochure provides the basis which presents extracts from and synopsis of all ten novels as well as biographical and bibliographical information on the authors in German, English and French.

tratto da ars-baltica.net

Il fresco sapore di un picnic libanese!

Ecco una ricettina veg anche per coloro che non mangiano carne e che vi rinfrescherà in queste prime giornate primaverili e soprattutto vi disintossicherà dalle mangiate del periodo pasquale! Anzi, perché non fare un bel picnic il giorno di Pasquetta, gustandosi questo piatto mediorientale?

Sto parlando del tabbouleh, antico piatto libanese, dalle molte varianti, le cui origini sono contese fra tutti i popoli nordafricani. Il tabbouleh è spesso servito come una delle mezze (antipasti). Suo ingrediente principale è il bulgur e non il cuscus come contrariamente si pensa! E’ un’insalata con questo ottimo cereale, prezzemolo e menta e condita con molto limone… davvero fantastica! Ecco qui un paio di varianti del tabbouleh: dal sito di babel.tv e da un altro sito molto interessante che ho appena scoperto taccuinistorici.it (non fate caso alle traslitterazioni dei nomi… in arabo è sempre un caos!).

Fatemi sapere come lo avete cucinato e se conoscete qualche modo per arricchire la ricetta! Un’ultima cosa… sahten!!! Buon appetito!

Volete iniziare a studiare l’arabo? Ecco come fare!

Vi segnalo un’interessante opportunità per fare un’esperienza culturale e di studio nella stupenda città di Tangeri (tratto da tangeri.biz).

 

 

Corsi intensivi di arabo 

I nostri corsi intensivi di arabo  (lingua standard moderna e/o dialetto marocchino), tenuti da docenti madrelingua e con pregressa esperienza d’insegnamento, hanno la durata di 4 settimane, si svolgono durante il mese di agosto (dal 4/08 al 29/08/2014) e sono strutturati in diversi livelli e adeguati alle esigenze del gruppo classe o del singolo nel caso del corso individuale. I livelli base dei corsi intensivi sono principiante, intermedio, intermedio avanzato, avanzato. Ogni livello è suddiviso in 4 moduli da una settimana ciascuno. La competenza linguistica dello studente verrà valutata tramite un semplice test che avrà luogo il primo giorno di presenza. Date le diverse esigenze e possibilità di ognuno, diamo la possibilità agli studenti di partecipare in diverse modalità:

•    Corso completo*
•    Corso di tre settimane
•    Corso di due settimane
•    Corso individuale

*Con corso completo, intendiamo la frequenza a 4 moduli consecutivi.

L’istituto sede dei corsi, Ecole Al-Bayrouni, si trova nell’accogliente quartiere residenziale Nzaha, vicino alla moschea siriana e alla gare routière.

La quota di ogni corso include:

-corso di lingua araba MSA (lun-ven 09.00-13.00)
-corso facoltativo di dialetto marocchino (in orario pomeridiano da definire)
-materiale didattico
-certificato di frequenza (formato digitale)

INOLTRE SU RICHIESTA

È possibile disporre del solo corso provvedendo all’alloggio indipendentemente. È possibile organizzare corsi individuali (one2one) o per due persone (one2two). È possibile organizzare corsi di lingua berbera amazigh.

 

Nuove opportunità formative per traduttori

img-traduzioni.jpgEcco due opportunità interessanti che vi segnalo: un incontro formativo e informativo a Milano il prossimo martedì sulla figura del traduttore editoriale e tirocini retribuiti per traduttori presso il Parlamento Europeo in Lussemburgo (scadenza 15 maggio per l’application online). Tutte le info qui sotto!

1. Dietro il successo di alcuni libri stranieri gioca un ruolo invisibile ma fondamentale la figura del traduttore, che sa dare nuova voce ai pensieri, alle emozioni e alla fantasia dell’autore, diventando autore a sua volta.

Per riflettere sul senso e sulle pratiche del mestiere del traduttore editoriale l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano terrà un convegno dedicato a “Traduttori e grandi successi editoriali”, martedì 8 aprile alle 16.30, in via Nirone 15, Aula NI110. L’incontro si inserisce all’interno del ciclo di seminari “Editoria in progress” organizzato dal Master in “Professione Editoria cartacea e digitale” dell’Università Cattolica di Milano, dalla Scuola di Editoria Piamarta e dall’Associazione Italiana Editori. Il convegno sarà incentrato su racconti, aneddoti e consigli per futuri traduttori con Ilide Carmignani, socia onoraria AITI, vincitrice del Premio Nazionale per la Traduzione 2013 del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, traduttrice di Jorge Luis Borges, Gabriel Garcìa Márquez, Pablo Neruda e Luis Sepúlveda; Nicoletta Lamberti, traduttrice di Dan Brown, Ken Follett e John Grisham; Yasmina Melaouah traduttrice di Alain-Fournier, Mathias Enard, Jean Genet, Laurent Mauvignier e Daniel Pennac. Coordina l’incontro Alba Mantovani, socia AITI Lombardia, traduttrice e docente di traduzione editoriale dall’inglese del Master in “Professione Editoria cartacea e digitale”.

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Per informazioni:

paola.digiampaolo@unicatt.it – editoria.piamarta@afgp.it – creleb@unicatt.it

www.master.unicatt.it/milano/editoria – www.scuolaeditoria.it

tratto da mediterranews.org

2. Fino al 15 maggio hai la possibilità di candidarti per uno dei programmi di tirocinio per traduttori offerti dal Parlamento europeo. Non lasciarti sfuggire l’opportunità di vivere un’esperienza unica di stage in Lussemburgo 
Ente: Parlamento Europeo.
Retribuizione: Tirocini retribuiti
Descrizione:
Il Parlamento Europeo propone ai giovani offerte di tirocini per consentire loro di avvicinarsi al funzionamento dell’Unione europea e in particolare del Parlamento Europeo. Si tratta di un tirocinio retribuito rivolto ai giovani che abbiano conseguito un diploma universitario di laurea o un diploma equipollente. Il tirocinio persegue l’obiettivo di consentire ai candidati il completamento delle conoscenze acquisite durante il loro percorso di studi. Il tirocinio ha una durata di 3 mesi ed è prevista, in via eccezionale, la possibilità di proroga di ulteriori 3 mesi.
Requisiti:
– Cittadinanza di uno stato membro UE o di un paese candidato all’adesione (Croazia, Islanda, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro o Turchia);
– Maggiore età
– Conoscenza approfondita di una lingua ufficiale dell’UE e una conoscenza soddisfacente di almeno un’altra lingua comunitaria;
– Non aver beneficiato di un tirocinio retribuito o di un impiego retribuito di più di 4 settimane consecutive presso un’istituzione europea o un deputato al Parlamento europeo.
– Possesso di una perfetta conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’UE o della lingua ufficiale di un paese candidato all’adesione e un’approfondita conoscenza di altre due lingue ufficiali dell’Unione
NB: Non è necessario inviare i documenti giustificativi durante la fase di application online. Vi verranno richiesti quando vi sarà offerto un tirocinio e per essere ammessi dovrete fornire il fascicolo completo di cui sopra, come richiesto.
Retribuzione:
1.213,55 EUR al mese.
Guida all’application:
Per  candidarsi consultare la seguente pagina web alla voce Tirocini di traduzione per titolari di diplomi universitari
Scadenza:
15 maggio  2014
Altre scadenze:
Inizio tirocinio: 1º gennaio  Scadeza: 15 giugno – 15 agosto (mezzanotte)
Inizio tirocinio: 1º aprile  Scadenza: 15 settembre – 15 novembre (mezzanotte)
Inizio tirocinio: 1º luglio  Scadenza: 15 dicembre – 15 febbraio (mezzanotte)
Inizio Tirocinio: 1º ottobre  Scadenza: 15 marzo – 15 maggio (mezzanotte)

tratto da scambieuropei.info

 

Cercasi traduttore!

Forte di 70 000 volontari e 500 000 membri, la Croce Rossa Svizzera (CRS) è la più grande organizzazione umanitaria della Svizzera. È riconosciuta dalla Confederazione come unica Società nazionale della Croce Rossa in Svizzera e fa parte integrante del Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. La Sede della CRS, a Berna, opera in Svizzera e in una trentina di altri paesi nei settori della salute, dell’integrazione sociale, della ricerca e del salvataggio, nonché nell’ambito della gestione di catastrofi e della cooperazione allo sviluppo. Essa funge da centro di competenza ed erogatore di servizi per l’intera CRS – associazioni cantonali, organizzazioni di salvataggio e istituzioni comprese.

Al fine di completare il suo servizio di traduzione, annesso al dipartimento Marketing e comunicazione, la CRS cerca, per inizio settembre, un/una

Traduttore/traduttrice tedesco/francese – italiano (70-80%)

Compiti

In seno a un team di professionisti, traduzione, adattamento e revisione di testi di vario genere inerenti ai campi di attività della CRS, fra cui pubblicazioni, comunicati, articoli e informazioni per il sito Internet e Intranet, rapporti, verbali, regolamenti e corrispondenza. Si tratta di testi impegnativi, di genere informativo o promozionale, dal contenuto tecnico, medico, giuridico o finanziario, che richiedono attitudini redazionali, un alto livello di precisione e una vasta cultura generale. Il luogo di lavoro è a Berna.

Requisiti richiesti

  • Lingua madre italiana
  • Diploma universitario di traduttore
  • Padronanza del tedesco e del francese e buone conoscenze dell‘inglese
  • Esperienza professionale
  • Capacità di adattamento e spirito di collaborazione
  • Buone conoscenze dei programmi informatici e familiarità con la ricerca documentale
  • Nozioni di terminologia
  • Forte motivazione e impegno
  • Flessibilità e capacità di lavorare sotto pressione

Le nostre prestazioni

La CRS è un’organizzazione senza scopo di lucro solidamente ancorata a livello nazionale e internazionale, che difende dei valori universali. È un datore di lavoro apprezzato e attrattivo per persone competenti e impegnate. Incoraggia e stimola i propri collaboratori, da cui si attende un alto senso di responsabilità e prestazioni di elevata qualità. Offriamo in cambio un ambito lavorativo piacevole e moderno, buone prestazioni sociali, possibilità di formazione e di sviluppo professionale.

Abbiamo suscitato il suo interesse?

I dossier di candidatura completi (curriculum vitae, lettera di motivazione, certificati di lavoro, diplomi) vanno inviati, di preferenza per posta elettronica, a personal@redcross.ch oppure per posta a Croce Rossa Svizzera, Katherina Leuenberger, servizio del Personale, Rainmattstrasse 10, 3001 Berna. Per informazioni rivolgersi al numero 031 387 71 11.

tratto da redcross.ch

Perugia: Encuentro, la prima festa delle letterature in lingua spagnola

Si terrà  a Perugia dal 4 al 6 aprile 2014 la prima edizione di Encuentro. Festa delle letterature in lingua spagnola, una manifestazione dedicata alle letterature di lingua spagnola in Italia, promossa dal Circolo dei Lettori di Perugia e dal Comune di Perugia, con l’Associazione Banana Republic, in collaborazione con Regione Umbria e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Università per Stranieri di Perugia.

E’ una festa della letteratura in lingua spagnola, proveniente da entrambi i lati dell’Atlantico”, spiega lo scrittore colombiano Santiago Gamboa, direttore artistico della manifestazione, “che mira a rafforzare l’amicizia della cultura e dei lettori italiani con l’immensa letteratura ispano-americana che ha dato all’Italia autori tanto amati come Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa , Borges e Roberto Bolaño, e che continua oggi ad essere apprezzata con romanzieri più giovani come Javier Cercas, Almudena Grandes, Enrique Vila Matas, Jorge Volpi o Leonardo Padura Fuentes. Encuentro vuole esaltare la vocazione della letteratura di essere un ponte tra le culture, un punto di incontro per rendere più ricca la vita di ogni lettore”.

La manifestazione si svolgerà in tre prestigiosi luoghi della città di Perugia – nella sede del Circolo dei Lettori presso il Centro di Cultura Contemporanea di Palazzo della Penna, nella Sala dei Notari, all’interno del Palazzo dei Priori, e nell’Aula Magna dell’Università per Stranieri di Perugia – e rientra nelle iniziative per la candidatura del capoluogo umbro a Capitale europea della cultura 2019.

Dice l’Assessore alla Cultura Andrea Cernicchi: “La vocazione internazionale di Perugia, città multiculturale da più di ottant’anni, nella quale si sono formate generazioni di studenti stranieri, hanno suonato centinaia di musicisti provenienti da ogni parte del mondo, hanno lavorato fotografi e artisti di altissimo livello, insegnato docenti di chiara fama, è ora confermata dal responso della Commissione che l’ha inserita nella ristretta rosa dei finalisti aspiranti al titolo di Capitale Europea della Cultura 2019. Forte di questa designazione, la città sta lavorando per il raggiungimento di questo obiettivo. La manifestazione Encuentro costituisce, anche in prospettiva, un pilastro importante di questa architettura culturale destinata a disegnare il volto nuovo della Perugia del XXI secolo.”  

Encuentro ospiterà autori rappresentativi della letteratura ispano-americana – Luis Sépulveda, Daniel Mordzinski, Paco Ignacio Taibo II, Leonardo Padura Fuentes, Bruno Arpaia, Santiago Gamboa e ancora Fernando Iwasaki, Marcos Giralt Torrente, Guadalupe Nettel, Antonio Soler – per raccontare il loro lavoro e il loro rapporto con la letteratura italiana. Nelle giornate del festival i lettori incontreranno scrittori affermati come Luis Sepúlveda e Paco Ignacio Taibo II e voci nuove come lo spagnolo Marcos Giralt Torrente o il peruviano-giapponese Fernando Iwasaki, tutti tradotti e pubblicati in Italia.

Riscrivere la storia sarà il tema dell’incontro inaugurale che vedrà confrontarsi Paco Taibo II e Leonardo Padura Fuentes coordinati da Santiago Gamboa. Gli altri appuntamenti saranno: I viaggi nella letteratura con Luis Sepulveda e il fotografo Daniel Mordzinski moderati da Bruno Arpaia; La letteratura in lingua spagnola del XXI secolo con Guadalupe Nettel, Leonardo Padura Fuentes, Antonio Soler e Marcos Giralt Torrente; Rodolfo Walsh: il giornalismo come scrittura letteraria, con Paco Ignacio Taibo II, Lorenzo Ribaldi e Bruno Arpaia, coordinati da Rocco Dozzini; Lo scrittore e la cultura di massa, con Bruno Arpaia, Fernando Iwasaki, Daniel Mordzinski e Paco Ignacio Taibo II, coordinati da Gamboa; La vita come romanzo, con Marcos Giralt Torrente e Guadalupe Nettel coordinati da Vittoria Martinetto; La discussione attorno a L’umore e l’amore coinvolgerà Fernando Iwasaki e Antonio Soler, coordinati da Santiago Gamboa. Mentre Tre generazioni letterarie – Guadalupe Nettel, Leonardo Padura Fuentes, Paco Ignacio Taibo II e Marcos Giralt Torrente, con Santiago Gamboa che coordina – si confronteranno nell’ultimo appuntamento in programma che chiuderà il festival perugino. Festival letterario ma anche occasione di festa, come recita il titolo della manifestazione. Ogni sera infatti, presso Palazzo della Penna – Centro di Cultura contemporanea, ci saranno cene a tema e concerti.

tratto da perugiacircolodeilettori.it

Al Riff vincono le donne afghane: più libere in prigione che a casa.

Come si vede da dietro un burqa? E’ come guardare da dentro una gabbia. Una scena da No burqas behind barsIl Riff, il Rome Independent Film Festival, ci saluta alla 14esima edizione con il 13esimo vincitore, “la Polonia dei sentimenti” di The girl from the wardrobe di Bodo Kox, su oltre 100 pellicole in concorso (corti, lunghi e doc) da 40 Paesi. Ma il cuore del Riff sono i documentari, e, meritevolmente, ha vinto No Burqas behind bars di Nima Sarvestani. La regista è iraniana e la produttrice, Maryam Ebrahimi, svedese.

Fuori casa, i burqa coprono le donne afgane dalla testa ai piedi, mascherando la loro identità, rendendole entità senza volto e senza voce nella società. Eccetto che in prigione”.

Prigione di Takhar. 40 donne. 34 bambini. 4 celle. Nessun burqa. Questo documentario fa entrare gli spettatori in uno degli ambienti più riservati al mondo: la sezione femminile di un carcere afgano. Le condizioni di vita qui dentro riflettono le condizioni di vita, lì fuori, delle donne in Afghanistan: un vero specchio, una realtà ribaltata che rende auspicabile il carcere rispetto a una non vita. Attraverso le storie personali di tre prigioniere, si svelano tutte le contraddizioni del dramma dei “crimini morali”, usati per controllare e limitare la vita delle donne. “Il film mostra come coloro che sono fuggite scontino una pena maggiore rispetto a chi ha commesso omicidio”.

La maggior parte delle donne è in carcere per “fuga da casa”crimine morale per cui si possono scontare più di 10 anni – 400 detenute in crescita, donne con un’aspettativa di vita di 45 anni (Rapporto Amnesty 2012). Fuga di casa significa “fuga dal marito”, “ma nessuno si ferma a pensare cosa significhi per noi, la legge non capisce le donne”, dice Sara, una delle protagoniste, dietro le sbarre a 16 anni per una fuga d’amore, da un matrimonio combinato. “A quell’età non siamo viste come bambine, già si sposano a 10 anni”. Sara sconta tre anni, nel documentario ne ha quindi 19, ma effettivamente sembra una donna di 30.

Probabilmente è già l’effetto delle piccole ma consistenti modifiche al codice penale, da poco approvate dal parlamento afgano, che aiutereranno il “delitto d’onore”, permettendo agli uomini di picchiare mogli, bambine e sorelle senza paura di poter finire in prigione, un passo indietro dopo anni di progressi. Il provvidemento vieta inoltre ai parenti dell’esecutore della violenza di testimoniare contro. Perseguire un marito o un padre per violenza domestica diventa così praticamente impossibile. Perché la legge entri in vigore manca solo la firma del presidente Karzai. Forse il problema sarà intanto rinviato se farà come nel 2009 quando in extremis bocciò una legge che legalizzava lostupro compiuto dal marito per “diritto nuziale”.

6 anni di prigione per omicidio, 15 anni per fuga, la storia più allucinante, quella di Sima, forzata al matrimonio a 10 anni e 5 figli nel mentre che ne ha 20. In prigione, con tutti i suoi bambini: il suo crimine consiste nell’essere scappata da un marito violento che già aveva assassinato una delle sue altre mogli. “Quando con un bastone uccise anche uno dei suoi figli, sono fuggita con l’altro mio figlioccio e i miei”. Il marito continua ad andarla a trovare solo per ammonirla, talvolta percuoterla, arriva a minacciare di morte il figlio, che aiutò la moglie a “scappare”. Dove poi? A casa dei genitori.

All’interno del carcere nessuna ritorsione o violenza, come si potrebbe supporre nel più classico immaginario cinematografico, tra le donne regna un certo rispetto e l’aiuto reciproco. “Sembra difficile da credere”, dirà Sara tempo dopo, “ma ero più preoccupata di tornare a casa che di essere imprigionata. Io e le altre ragazze eravamo come una famiglia, ci siamo occupate l’una dell’altra perché la maggior parte di noi stava vivendo la stessa cosa. E siccome eravamo tutte donne non avevamo la paura costante di essere aggredite“. Sara è l’unica con un’istruzione, scrive lettere per le sue compagne. Durante le riprese viene scarcerata: è l’ottavo giorno di Saur (Aprile), quando si festeggia la vittoria dei mujaheddin, i patrioti contro i sovietici, durante la rivoluzione del 1992. In quel giorno il Presidente può concedere la grazia. Ha aspettato guardando Javid, il suo innamorato scappato con lei, da una fessura che aveva fatto nel bagno. I due si scambiavano lettere d’amore, utilizzando i bambini come messaggeri. Si promettevano amore e matrimonio, altrimenti il fratello avrebbe potuto uccidere Sara per il disonore. Lei gli chiedeva di mandargli i suoi panni sporchi, aveva tutto il tempo di lavarli con gioia e devozione, “quello che sogno è lavare i vestiti di Javid a casa nostra”. Almeno una storia sembra finire bene, finché l’ultimo giorno lui le scrive che non può prometterle di sposarla. I due si incrociano fuori dal carcere, lei ha il burqa e non può nemmeno guardarlo negli occhi.

L’ultima storia è quella di Najibeh, la pasionaria che litiga con tutti, scappata dal marito incinta di due mesi e condannata a 10 anni, alla fine è costretta a vendere il suo unico figlio, nato lì dentro, perché senza soldi per sfamarlo. Sostiene che le guardie li rubino ai detenuti, ma qui le donne non sembrano aiutarla. Najibeh è delle tre la figura che rimane più ambigua, dolcissima, vitale e sempre sul filo dell’autodistruzione.

Una volta conosciute le storie si capisce il risultato paradossale, donne che piangono quando lasciano il carcere, le possiamo  vedere in faccia, talvolta anche i capelli. Il motivo, che sicuramente ha anche a che fare con l’esistenza stessa del documentario, sta in un’altra opposizione a specchio tra prigione e vita. Gli uomini che controllano le donne, le guardie, sembrano uomini ragionevoli. Il direttore del carcere un illuminato, un soldato d’altri tempi “contrario ai matrimoni combinati che non fanno altro che aumentare l’astio tra le persone, aumentando le fughe”. Lui che le rinchiude sembra capire le donne, in effetti. Ascolta Sima, spaventata dal marito, e si offre di parlarci per spronarlo a trattarla in modo degno. Cosa che oltretutto sembra funzionare.

Ma cosa è successo a Sara? In un’intervista a The Debrief scopriamo: “Mio zio in un primo momento cercò di buttarmi fuori di casa per la vergogna, poi mi chiuse in una stanza, mentre i miei cugini iniziavano a pianificare come uccidermi. Fortunatamente Nima, la regista, preoccupata per la mia scarcerazione, mi aveva dato un cellulare. L’ho chiamata disperata, lei e Maryam si sono confrontate con le guardie carcerarie persuadendole a intervenire”. Con il loro aiuto Sara ha ottenuto un passaporto e ora vive in Svezia, Maryam sta documentando la sua assimilazione in uno dei Paesi più moderni ed egualitari in cui vivere. “Non riesco a spiegare come diversa la mia vita è adesso”, si limita a dire Sara, “ora sono molto felice”.

Ma poi c’è Latife e molti altri nomi – tutte sopportano storie che mostrano la forza interiore e la dignità dell’essere umano quando lei affronta condizioni di vita oscene”.

tratto da piuculture.it

Come si traduce un libro per bambini?

Come si traduce un libro per bambini? La domanda può sembrare banale ma non lo è affatto, specie se il libro in questione si intitola Il diario di una schiappa e in tutto il mondo ha venduto più di 60 milioni di copie. A tradurlo per i lettori italiani (edizioni Il Castoro) è Rossella Bernascone, esperta traduttrice e docente di inglese, che lunedì 24 marzo ha tenuto alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna un incontro proprio su questo argomento.

Con ironia e puntuali riferimenti alle sfide che il testo dello scrittore Jeff Kinney (il titolo originale della fortunata serie di libri ispirati all’undicenne Gregory è “Diary of a Wimpy Kid”) le ha posto, Rossella Bernascone ha raccontato al pubblico il delicato compito di rendere un testo come questo in un’altra lingua.

Innanzitutto, il target cui è rivolto: bambini dalla seconda o terza elementare fino alle medie ma, sempre più oggi, anche i più piccoli che frequentano la prima e hanno appena sei anni. Per il traduttore, si tratta di riprodurre un linguaggio semplice, comprensibile ma che non appiattisca la vivacità delle espressioni inglesi. Aboliti (a meno di non produrre delle vere e proprie scorrettezze grammaticali e, comunque, a malincuore) i pesanti condizionali che, a differenza che in inglese, nell’italiano scritto appesantiscono la narrazione e la fanno suonare troppo rigida e formale.

Impossibile non prendere, inoltre, in considerazione l’importanza dei nomi dei personaggi. Ad esempio, come può diventare il nome del cagnolino sweetie in italiano? Meglio non fornire una traduzione di getto e poco meditata, perché se poi diventa un personaggio ‘importante’ nelle puntate successive della storia, ecco che il nome affibbiato troppo di fretta si ritorce contro il traduttore!

Così, l’escamotage, in questo caso, è stato chiamarlo ‘tesoruccio‘, abbreviabile in ‘uccio‘, nomignolo niente male e adatto alla piccola creatura.

Caso complicato, poi, quello delle espressioni che nell’originale sono distorsioni più o meno buffe di nomi di marche realmente esistenti ma non necessariamente note ai bambini italiani. Differenze culturali, insomma, che possono sembrare banali ma con cui bisogna per forza fare i conti… Per non parlare delle onomatopee, che possono diventare veri e propri rompicapi o di oggetti bizzarri come la body blankie, simpatica coperta con zampe che richiama la forma di un animale e che esiste anche in Italia ma è nota col nome poco fortunato di “giocadormi”.

Tutte piccole e grandi complicazioni, queste, tipiche dell’attività del traduttore quando affronta ogni testo ma ancor più delicate quando è rivolto ai bambini. “La parola – ha commentato la traduttrice alla fine dell’incontro – e‘ infatti ciò che forma il pensiero… E il pensiero dei bambini e’anche il pensiero del nostro futuro.

tratto da gliamantideilibri.it

“Incroci di civiltà” a Venezia dal 2 al 5 aprile

1939652_724925537541879_2001186941_n“Jhumpa Lahiri, Rita Dove, Carlo Petrini, Patrizia Cavalli, Peter Greenaway: sono questi alcuni dei protagonisti del fitto programma della settima edizione di Incroci di civiltà, Festival internazionale di letteratura a Venezia, promosso da Università Ca’ Foscari Venezia, Fondazione Venezia e dal Comune di Venezia, Assessorato alle Attività e Produzioni Culturali, con la partnership di Veneto Banca, The BAUER’S Venezia, AVA Associazione Veneziana Albergatori, Marsilio e Fondazione Musei Civici. Il festival, dal 2 al 5 aprile 2014, accoglierà ventidue scrittori provenienti da diciassette paesi, dall’Europa all’Africa, dal Vicino ed Estremo Oriente all’America Latina, una molteplicità di esperienze, lingue, culture e generi a disposizione di un pubblico di lettori appassionati”.

Ecco due appuntamenti interessanti per chi come me è appassionata di cultura araba. Si tengono entrambi all’Auditorium Santa Margherita, Cà Foscari (prenotazione obbligatoria):

3 aprile, h. 14.30 – la scrittrice saudita Raja Alem incontra Ida Zilio Grandi
Raja Alem è nata a La Mecca e vive tra Parigi e la sua città natale. Il suo romanzo Il collare della colomba, uscito da pochissimo per Marsilio (trad. dall’arabo di Maria Avino), ha vinto l’edizione 2011 del Premio internazionale per la narrativa araba.

5 aprile, h. 9 – la scrittrice siriana Salwa al-Neimi incontra Gabrielle GamberiniSalwa al-Neimi è nata in Siria ma vive in Francia. È autrice di uno dei libri più letti e discussi degli ultimi anni, La prova del miele (Feltrinelli, 2010, trad. dall’arabo di Francesca Prevedello), romanzo di formazione ai piaceri dell’erotismo narrato in prima persona da una donna. Il libro fece scalpore quando uscì per il contenuto e anche per il modo in cui è scritto. Di recente ha pubblicato La penisola araba, tradotto in francese da Laffont, un romanzo dedicato al tema dell’esilio e del ritorno.

Tutti e due gli incontri saranno trasmessi in streaming sul sito della Cà Foscari.

tratto da editoriaraba.wordpress.com