Il 2009 mi ha regalato l’Egitto: non quello di Hurghada o di Sharm el-Sheikh, ma quello di Luxor, Abu Simbel, il Cairo. Quello del fiume, il placido Nilo, con i suoi tramonti mozzafiato e i piccoli e poveri villaggi sulle sponde, quello delle mille feluche di Assuan e del lago Nasser con le sue leggende sui coccodrilli, quello dei templi alle 4 di mattina, irradiati dalla tenue luce dell’alba, quello dei mercati alle 11 di sera, affollati e ridanciani, con i bar aperti per un gustoso tè alla menta. Quello degli acquisti improbabili dal traghetto, con i mercanti che gridano dalle loro piccole barche, quello dei sorrisi dei bambini che regalano collane colorate in cambio di una penna. Di nuovo il mio mondo, la mia terra. L’Africa che ho sempre amato, la lingua araba che è come musica e una cultura dalle tante sfaccettature. Wahacitini awi awi, ya al- misr.