European Freelancers Week, un’occasione per farsi conoscere!

download  European Freelancers Week was inspired by several local events in different countries. In Italy, the first Freelance Day was held in 2013 in Torino, supported by ACTA. In the United Kingdom, IPSE has long organized National Freelancers Day. It’s time independent workers across Europe got their own similar events!

In 2016 a group of activists from several EU freelancers organizations got together to plan EFW. The idea was to create a single week in which many events would take place in different cities across Europe with the common goal of bringing together independent professionals. Events could be proposed by anybody, as long as they gave freelancers the chance to inspire, connect, learn, promote, co-create and get active.

The events will inspire freelancers to join together to improve their independent careers through learning, skill sharing, networking and political action.

Anyone can propose an event to be added to the calendar. Event formats include talks, workshops and networking sessions.

The first EFW will be held from October 17 – 23 2016. Get involved!

Info at http://freelancersweek.org/ 

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Ecco cosa ho scoperto in Svizzera…

DSC07689.JPGEccomi qui! Sono tornata! E stavolta sono tornata nel vero senso della parola. Finalmente, dopo un anno di lavoro, le ferie… un miraggio di cui avevo estremamente bisogno. Ebbene, quest’anno la mia meta è stata la Svizzera, un piccolo lembo di terra, ordinato, preciso, pulito e ricco di cose da scoprire. Città stupende, come Lucerna, meraviglie della natura, come le cascate del Reno, tradizionali paesi di montagna, come Gruyères, ottime specialità culinarie, dalla fondue al rosti. Ma sono qui a scrivervi perché, oltre a tutto ciò, ho scoperto di nuovo la bellezza di immergermi in un universo di lingue. Nel Ticino l’italiano, la madrelingua, poi su a nord e nella capitale Berna il tedesco (che mastico poco ma che sostituisco volentieri con l’inglese), per finire con il dolce francese nella zona di Ginevra e del suo splendido lago. Non dimentichiamo che in Svizzera si parla anche il romancio, in una zona che però visiterò un’altra volta, nel cantone dei Grigioni, quello famoso di Saint Moritz. Insomma, di nuovo mille e una lingua. Cambiare lingua nell’arco di qualche giorno mi ha fatto emozionare, mi ha coinvolto come solo le lingue sanno fare, con la loro musicalità, la loro eterogeneità e ciò che più mi ha colpito è che a ogni lingua si abbinava perfettamente un luogo, un sapore, un odore, il volto di una persona. Dal calore del Ticino e di Lugano, circondata da un lago orlato da palme, fino all’architettura a bovindi di Sciaffusa, al dolce sapore dei formaggi e delle crèpes della riviera. Ma quale riviera direte voi? E sì, il lungolago del Lac Léman (ovvero il lago di Ginevra) è la riviera francese in cui si susseguono vigneti a perdita d’occhio, in cui i bistrot fanno a gara con quelli parigini e la musica jazz risuona per le strade di Montreux, la città di Freddy (Mercury ovviamente, non Krueger). Ed è lungo la riviera, con il suo francese svizzero, che ho chiuso gli occhi, gustando un’ottima salade nicoise, e mi sono immaginata in un tipico ambiente della Francia del sud. La cadenza della lingua, la sua dolcezza, che amo in modo particolare, mi hanno fatto sognare… e avrò sempre un ricordo di questo paese legato alla sua molteplicità di aspetti, alle sue mille e una lingua che lo caratterizzano e differenziano dandogli un tocco di originalità che, nel mio immaginario di una Svizzera di banche e orologi a cucù, non avrei mai potuto pensare. Grazie Svizzera. Danke. Merci. Engraziel.

Mediterraneo in Traduzione: I edizione a Messina – 11/16 luglio 2016

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Mediterraneo in Traduzione è una scuola estiva di traduzione dalle lingue del Mediterraneo. Per la I edizione le lingue scelte sono francese, arabo, ebraico e turco. Altre lingue seguiranno nelle prossime edizioni: greco, serbo, sloveno, albanese e spagnolo.

I laboratori di traduzione sono rivolti a chi – già in possesso di un’ottima conoscenza delle lingue di lavoro – voglia conoscere o approfondire questioni e implicazioni legate al passaggio (culturale, linguistico, grammaticale) di queste lingue in italiano.

I laboratori affronteranno un tema comune declinato in testi proposti dalle workshop leader Elisabetta Bartuli per l’arabo, Yasmina Melaouah per il francese maghrebino,Alessandra Shomroni per l’ebraico e Şemsa Gezgin per il turco. Le traduzioni eseguite dagli studenti con la supervisione delle workshop leader saranno alla fine riunite in una pubblicazione a cura della casa editrice Mesogea.

Il lavoro sui testi sarà integrato da due seminari dedicati ad argomenti spesso trascurati nella formazione dei traduttori, ma essenziali per il loro bagaglio culturale e professionale: un seminario sulla revisione tenuto da Giovanna Scocchera; e un seminario di grammatica (italiana) per traduttori tenuto da Mariarosa Bricchi.

Il testo oggetto del laboratorio sarà inviato una ventina di giorni prima dell’inizio della Scuola e i partecipanti non dovranno tradurlo individualmente, ma leggerlo in maniera molto approfondita e condurre le eventuali ricerche lessicali o documentali che permettano la massima comprensione possibile del testo. In sede di laboratorio poi si imposterà e si farà la traduzione sotto la guida della workshop leader. I laboratori di traduzione saranno integrati da docenti “itineranti” per consigli sulla redazione, revisione, lettura finale ecc.

Comitato scientifico: Stefano Arduini, Elisabetta Bartuli, Mariarosa Bricchi, Yasmina Melaouah, Caterina Pastura, Giuliana Schiavi.

Promotori: Fondazione Universitaria San Pellegrino, SSML di VicenzaMesogea.

Informazioni

Iscrizione: i laboratori di traduzione prevedono un minimo di 4 e un massimo di 15 partecipanti per ciascuna lingua.  La richiesta di partecipazione viene fatta inviando una email all’indirizzo mit@fusp.it specificando la lingua e allegando il proprio CV entro il 31 maggio 2016. L’accettazione della partecipazione verrà confermata entro il 7 giugno 2016.

Quota di partecipazione: il costo del seminario di traduzione è fissato in €450 e comprende oltre all’intero programma della Summer School, tutti i pranzi, i coffee break, la cena del venerdì sera e il servizio navetta o trasporto dagli alloggi alla sede di lavoro.

Alloggio: quanto prima sarà reso disponibile un elenco di alberghi e B&B convenzionati con Mediterraneo in Traduzione.

Per ulteriori delucidazioni scrivere a mit@fusp.it oppure telefonare al +39 0444 545475 dal martedì al sabato, dalle 9 alle 17 (orario continuato).

Per informazioni approfondite consultate Mediterraneo in Traduzione.

tratto da traduzione-editoria.fusp.it

Università di Padova: creato il traduttore da dialetto a dialetto

downloadPADOVA. Nel Padovano si chiamano “scarpie”, e l’usanza arriva fino al Ferrarese. La linea di confine è delimitata da un paesello di nome Baura, dove è attestata la prima forma radicalmente diversa: “tiarina”, che poco più a sud si trasforma in una ben più comprensibile “taela de ragn”. A Palermo invece, per indicare le ragnatele, dicono “filini”, a Milano “ragnera”, a Torino “ragna” o “aragna”. Per scoprirlo basta un click sul software online NavigAis(http://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/index.htm): l’utilizzo è un po’ meno intuitivo, ma il funzionamento è identico a quello del ben noto Google Translate, il traduttore online di Google.

A sinistra si inserisce la parola italiana, mentre a destra si indica la provincia o il paese di riferimento. Poi si clicca su “move to” e sullo schermo compare una cartina semplificata, con la trascrizione fonetica di tutte le forme dialettali corrispondenti. Le zone di riferimento sono soprattutto paesi, a ricordarci come i dialetti siano vivaci e sfaccettati, con differenze che cambiano a pochi chilometri di distanza.

A Padova città un bambino è un “putèo”, ma spostandosi in provincia il ventaglio è amplissimo: al nord dell’interland vige l’espressione “tosato” o “tosatel”, ma già verso Verona ci sono i “butei”, che nel Trevigiano diventano “putelèti”. Va da sé che, nonostante la finalità fosse di natura rigorosamente scientifica, il programma mette a disposizione di tutti un immenso patrimonio linguistico, da consultare anche solo per curiosità o divertimento. Il portale, già online e perfettamente funzionante, raccoglie molte diversità dialettali relative, per un totale di circa un milione di lemmi. L’idea per realizzarlo è partita dodici anni fa da un ricercatore del Cnr, il professor Graziano Tisato, che all’epoca lavorava ad un atlante multimediale del dialetto Trentino (Il Trentino dei contadini.

Piccolo atlante sonoro della cultura materiale): l’obiettivo era quello di comparare, in diverse date, i dialetti delle stesse località. Ci vollero cinque anni di lavoro, ma fu il punto di partenza per completare un disegno ben più grande, che ha portato i ricercatori padovani in giro per i borghi più sperduti del Veneto. Il progetto, interdisciplinare, ha coinvolto un gruppo di esperti di dialettologia, etimologia, fonetica ed etnografia, riunitisi con lo scopo di raccogliere e raccontare i dialetti veneti secondo le attuali metodologie informatiche e linguistiche. «Per la raccolta dei lemmi ci muovevamo sempre in tre» spiega Tisato, «un tecnico video per le riprese, io che mi occupavo dell’audio e poi c’era un linguista.

Naturalmente, nel ruolo di linguista si sono alternate molte figure, perché serviva necessariamente qualcuno che parlasse molto bene il dialetto del luogo. Le ragioni sono almeno due: la prima, che qualcuno doveva pur comprendere cosa stesse dicendo l’intervistato; la seconda, che soprattutto quando ci si relaziona con persone molto anziane è importante usare la loro lingua. Se noi gli parliamo in italiano alziamo un muro, e loro rispondono in italiano. Se usiamo il dialetto, invece, si crea un ponte: rispondono in modo spontaneo, e spesso raccontano storie di vita incredibili. Parliamo di persone che talvolta hanno superato i cent’anni, e che portano stampati nella memoria i ricordi di due guerre. Al di là dell’obiettivo finale, è stata un’esperienza che ci ha toccato e lasciato molto».

L’enorme quantità di materiale audio e video raccolto negli anni è stato poi utilizzato per l’Atlante dei dialetti veneti, presentato lunedì scorso all’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione. L’Atlante, reso possibile dalla collaborazione con Università di Padova ed un finanziamento della Fondazione Cariparo, è anch’esso disponibile online, scaricabile dal sito: http://www.pd.istc.cnr.it/amdv/.

tratto da mattinopadova.gelocal.it

Tutte le lingue di Roma

Che lingua parla una città multiculturale? Tutte, o nessuna. Dall’esigenza di comunicare in più lingue nasce LUCIDE,  linguaggi nelle comunità urbane – integrazione e diversità per l’Europa. Dal 2011, partner provenienti da 16 città, per la maggior parte europee, lavorano per costruire le basi di una società che faccia tesoro della diversità, soprattutto linguistica. Il risultato del lavoro svolto in questi anni è racchiuso in una guida alla gestione delle comunità multilingua nelle città, anche Roma grazie all’Università Foro Italico ha dato il suo contributo.

Le informazioni sono divise per sezioni: sanità, lavoro, settore pubblico, lingue, spazi urbani, studenti plurilingue. Per ogni argomento si analizzano le criticità e i vantaggi che si possono trarre dalla possibilità di comunicare in più lingue, per ogni possibile inciampo comunicativo c’è la proposta di idee da realizzare e di buone pratiche già in atto nelle città impegnate nel progetto. E come si legge dalla guida, anche Roma ha un tessuto di buone pratiche in vari settori: dalla sanità all’istruzione.

Potersi esprimere nella lingua d’origine è un diritto, ma comprendere e farsi comprendere in un paese straniero è una necessità. Per questo motivo la guida LUCIDE dedica una sezione anche all’apprendimento delle lingue. E, in questo campo, Roma sembra essere portatrice sana di esperienze da replicare: dai tandem, scambi d’apprendimento alla pari, alla possibilità di iscrivere i bambini in strutture bilingue, fino all’esempio di associazioni come Genitori della Scuola Di Donato. Tra i modelli positivi c’è anche la rete Scuolemigranti che riesce a tenere insieme associazioni e Centri Territoriali Permanenti, accomunati dall’insegnamento gratuito di italiano a stranieri.

Nel settore pubblico spesso è difficile intendersi perfino tra italiani, ma sembra che ci siano esperienze da raccontare al resto del mondo anche in questo campo. Nel pacchetto di informazioni si cita Immiweb, un portale in cui reperire informazioni sull’integrazione, un kit di sopravvivenza e materiale per l’orientamento disponibile in 8 lingue diverse (inglese, spagnolo,  francese, arabo, romeno, bosniaco, albanese, ucraino). Esempio positivo è anche il Servizio Interculturale delle Biblioteche di Roma che in molte strutture offre ai cittadini una sezione di storie dal mondo con libri in lingua, gestisce un portale di notizie e organizza eventi.

Gli incontri tra culture sono fondamentali per la costruzione della città multiculturale. E anche occasioni come le passeggiate di Roma Migranda, in cui sono i migranti a guidare i turisti nel cuore della città, o le cene interculturali della Rete Italiana di Cultura Popolare sono citate tra le buone pratiche.

Senza esagerare potremmo dire che, a volte, la lingua è una questione di vita. Per questo una città come Roma non potrebbe fare a meno di declinare il portale del servizio sanitario nazionale in 5 lingue, le più parlate dalle comunità del territorio (cinese, inglese, spagnolo, francese, romeno). Non potrebbe rinunciare alla presenza di mediatori culturali negli ospedali, fondamentale per svolgere diagnosi accurate ed evitare errori. Non potrebbe fare a meno della clinica gestita dall’Associazone Medici Stranieri In Italia in cui lingua e cultura non sono una barriera.

Le esperienze di Roma e delle altre città del progetto dimostrano che può esistere una città multiculturale, e che se esiste, parla tutte le lingue. Per maggiori informazioni cliccate qui.

tratto da piuculture.it

Le linee guida della traduzione letteraria

Ogni traduzione letteraria è un’interpretazione e come tale è il traduttore a decidere quali strategie di mediazione linguistico-culturale adottare, quanto avvicinare il lettore al testo o il testo al lettore. Quello che però non manca mai, prima di andare in stampa, è una revisione da parte della casa editrice. Ecco quindi, per chi volesse sottoporre la propria traduzione a una prima revisione “fai da te”, le linee guida di Adelphi, illustrate in un’intervista da Ena Marchi, che tuttavia sottolinea come in traduzione niente abbia valore prescrittivo ma solo e sempre indicativo.

1. Restaurare l’integrità dell’originale: anche al miglior traduttore accade di “saltare” non solo delle parole ma persino intere frasi.

2. Restaurare, nella misura del possibile (e nel caso in cui il traduttore non l’abbia sistematicamente rispettata), la punteggiatura dell’originale e la scansione dei paragrafi; tenendo conto, tuttavia, che ogni lingua ha regole peculiari di punteggiatura che non sempre vanno riprodotte.

3. Verificare che il traduttore non abbia indebitamente sinonimizzato le ripetizioni laddove queste rappresentino una consapevole scelta stilistica dell’autore; eliminare, viceversa, quelle eventualmente introdotte dal traduttore. E restituire al testo una coerenza interna, traducendo certe parole o sintagmi ricorrenti sempre nello stesso modo.

4. Snidare implacabilmente i calchi della lingua di partenza, i faux-amis e, importantissime, le espressioni idiomatiche che il traduttore non avesse riconosciuto come tali.

5. Eliminare, nella misura del possibile, le allitterazioni, gli omeoteleuti e in generale le cacofonie che fossero sfuggiti alla rilettura del traduttore. Corollario importante: evitare di introdurne (a volte una correzione che pare astuta può rivelarsi una catastrofe).

6. Soprattutto, verificare costantemente la tenuta del registro linguistico del testo di arrivo: che la cameriera di un bistrot si esprima in modo diverso da un’aristocratica del Settecento sembra un’ovvietà, eppure accade che anche eccellenti traduttori siano stranamente “sordi” a sfumature (essenziali) di questo tipo.

7. Per finire, controllare scrupolosamente le citazioni, i nomi di personaggi, di luoghi, di opere (letterarie, musicali, pittoriche, ecc.), le date, le unità di misura: tutti quei dettagli che spesso il traduttore non ha il tempo o la possibilità di controllare.

Chiariamo subito un possibile equivoco: quelli che ho appena elencato sono criteri generali, ma vanno calibrati a seconda del tipo di testo che si affronta. Mi spiego: il rispetto rigoroso della punteggiatura e della scansione del testo se deve essere osservato nel caso di uno scrittore fortemente consapevole della sua scrittura può subire delle deroghe nel caso di un testo letterariamente meno sorvegliato in cui conti maggiormente la fluidità del racconto; e se le ripetizioni per così dire portatrici di senso vanno sempre mantenute, è da evitare l’accumulo di ripetizioni goffe (un esempio: i verbi modali). Quello che invece va osservato con rigore inesausto è il registro linguistico.

(da: Ilide Carmignani, Gli autori invisibili. Incontri sulla traduzione letteraria, prefazione di Ernesto Ferrero, Besa 2008, pp. 80-81)

tratto da booksinitaly.it

Juvenes Translatores: un’opportunità per traduttori in erba!

imagesE’ dedicata all’identità europea l’edizione 2014 di “Juvenes Translatores”, il concorso europeo per traduttori under 18, promosso ogni anno dalla Commissione Ue. Le scuole europee interessate a partecipare potranno iscriversi fino al 20 ottobre.

Il concorso, nato nel 2007 all’insegna del motto “uniti nella diversità”, sostiene l’apprendimento delle lingue straniere e il dialogo tra culture diverse nell’Ue. L’edizione 2013 di Juvenes Translatores ha visto sfidarsi 760 scuole, di cui 73 italiane, in una prova di traduzione dedicata all’Anno europeo dei cittadini.

Nel 2014, invece, i giovani traduttori si metteranno alla prova con testi incentrati sull’identità europea. I partecipanti potranno scegliere la lingua del testo da tradurre tra le 24 lingue ufficiali dell’Ue verso una delle 23 rimanenti, per un totale di 552 combinazioni diverse.

Fino al 20 ottobre le scuole europee interessate al concorso potranno inviare la propria candidatura alla Dg Traduzione della Commissione Ue, che selezionerà 751 scuole, di cui 73 italiane. Ogni istituto potrà iscrivere dai due ai cinque studenti, nati nel 1997.

Il 27 novembre si svolgerà simultaneamente in tutte le scuole partecipanti la prova di traduzione, dalle ore 10 alle ore 12 (ora di Bruxelles).

La Dg Traduzione valuterà i testi tradotti e sceglierà una traduzione vincente per ciascuno Stato membro. I vincitori saranno invitati a una cerimonia di premiazione, che avrà luogo a Bruxelles nella primavera 2015.

Per il regolamento e tutte le informazioni clicca qui

tratto da euractiv.it

Cercasi traduttore alla Corte Penale Internazionale

The International Criminal Court in The Hague is offering a two-year appointment with the possibility of extension (six months probationary period) for a Translator/Reviser (English).

The deadline for applications is 4 September 2014.

Duties & Responsibilities

Under the direct supervision of the Head of the Language Services Unit, the Translator/Reviser (English) will perform the following tasks:

  • Act as the focal point for all translation and related work by, among other things, proactively planning and conducting outreach with clients regarding their language needs, overseeing the work assignment process inside and outside the Unit, negotiating deadlines where required, ensuring the timely return of all requests, and monitoring fit-for-purpose output quality;
  • Contribute to the development of policies and guidelines concerning translation and related areas for the Office;
  • Oversee the selection of persons to be placed on the roster of freelance language professionals and, in some instances, the recruitment of in-house translation staff;
  • Revise high-level and sensitive translations produced by internal or external translators, assuming responsibility and accountability for the quality of English translations; occasionally translate such documents as circumstances require; documents cover a broad range of subjects including legal, political, social, economic, financial, military, administrative and forensic matters;
  • Edit high-level and sensitive documents drafted in English, correcting ungrammatical or unidiomatic use of language and applying in-house style guidelines;
  • Supervise the induction and mentoring of new translators concerning the Unit’s translation processes and the provision of appropriate technical guidance to external translators as appropriate;
  • Conduct performance appraisals for certain staff;
  • Approve French/English terminology, thereby ensuring harmonized usage;
  • Perform any other language-related services as required by the Head of the Language Services Unit.

For more details on qualifications and skills required, as well as general information about the position, click here.

tratto da wordstodeeds.com

Arriva Radio Passagers: la radio dei migranti

Venti anni di esperienza e un lungo percorso “africano” in seno a Reporter sans Frontières, hanno portato il giornalista Léonard Vincent (attuale corrispondente di RFI e Radio France in Marocco), alla creazione di una nuova piattaforma radiofonica alquanto innovativa.

Il progetto si chiama “Radio Passagers – La voix des migrants” ed è dedicato a chi migra, transita, sogna di partire o a chi è già arrivato a destinazione. Lo scopo è di mettere a disposizione una vasta gamma di programmi radiofonici gratuiti, scaricabili sul telefono portatile o lettore mp3, destinato ai migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Un vero e proprio atelier radiofonico, per il quale il produttore e i giornalisti incaricati creeranno, con i loro propri mezzi, dei programmi semplici, creativi e ludici, accessibili a tutti e a tutte. I programmi saranno animati e coordinati da un conduttore basato a tempo pieno a Parigi, i reportage, così come alcuni programmi, saranno invece creati dai corrispondenti di RFI o da altri media francesi basati nei paesi di transito o destinazione dei migranti.

Poi c’è il pubblico che è invitato ad interagire in maniera diretta, tramite la regola “coloro che hanno un po’ contribuiranno per “coloro che non hanno niente” sarà possibile fare una donazione alla radio regalando dei minuti di emissione a persone che non possono permetterselo, mettendo in moto un vero e proprio sistema di “sponsorizzazione partecipativa”La radio per il momento resta in lingua francese, lingua comune di diversi migranti provenienti dall’Africa Subsahariana. “Se il progetto funzionerà, l’idea è di realizzare una radio simile in arabo, inglese, farsi… ovvero in tutte le lingue di ‘coloro che passano’, per riprendere la magnifica espressione che la giornalista Haydéè Sabéran ha scelto come titolo del suo libro”, spiega l’autore.

Radio Passagers vuole essere anche un luogo di incontro di momenti da condividere e da trasmettere in diretta: i membri potranno comprarsi dei ‘minuti di antenna’ per raccontarsi, condividere una lettura, una canzone o la propria esperienza, con la parola d’ordine selezionata dall’iniziativa “Stiamo insieme”.

Come è nata questa idea? L’autore spiega come il progetto voglia rispondere ad alcune questioni che si è posto durante i suoi numerosi viaggi nel continente africano: “I migranti che ho incontrato in Marocco semplicemente non hanno mezzi di comunicazione a disposizione, sono le loro famiglie che li informano al telefono, una volta ogni tanto. […] Rimasti soli, estranei alle società che attraversano o in cui attendono pazientemente, gli immigrati vivono spesso in uno stato di angoscia e di vuoto psicologico. Nessuno parla loro, parla di loro, dei loro problemi, delle loro esperienze del passato e del futuro di questo doloroso auto-perpetuarsi. – e continua – Nessuno viene ad occupare il posto lasciato vacante dalla durezza dell’esilio, tutti mi hanno detto che aspettano che gli si parli, che li si informi, che si arrivi fino a loro con delle parole”.

Per questo Radio Passagers vuole rispondere a profonde esigenze culturali, sociali e politiche fornendo programmi di qualità per tutti, gratuitamente, facilmente, con l’aiuto di alcuni, a beneficio di altri. Pertanto, “Nulla vieta ad un francese di Saint-Étienne di ascoltare con interesse le discussioni sulla storia dei paesi di transito, i nostri programmi musicali, le nostre lezioni wolof, arabo o bambara”.

L’iniziativa è in corso di finanziamento ed è possibile contribuire qui al lancio della piattaforma previsto per il prossimo autunno.

Per maggiori informazioni visitate il sito, la pagina facebook e twitter.

tratto da mmc2000.net

Chi è la migliore traduttrice del 2014?

L’italiana Alice Parmeggiani, slavista e traduttrice, è stata insignita del “Premio PEN Serbia 2014” come “miglior traduttrice dal serbo“. Ha ricevuto il premio dalla presidente e scrittrice Vida Ognjenovic, già ambasciatore di Serbia e Montenegro in molti Paesi d’Europa, nella sede del PEN Serbia, dove erano presenti oltre a Sira Miori, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Belgrado e coordinatore regionale per i Balcani occidentali e l’area danubiana, un folto gruppo di scrittori, editori, traduttori, giornalisti, docenti e ricercatori.

Figlia di madre serba e di padre friulano, che si erano incontrati a Belgrado nel 1944 nel corso di un’azione di resistenza contro i nazisti, Alice Parmeggiani, dopo la laurea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha vinto la cattedra di lingua e letteratura serba e croata all’Università degli Studi di Udine e di Trieste. Da circa vent’anni affianca all’attività didattica e di ricerca,un’importante lavoro di traduttrice per le più importanti case editrici italiane: da Feltrinelli, a Einaudi, a Zandonai, specializzata quest’ultima nella pubblicazione di opere letterarie di scrittori del sud-est dell’Europa. Sue sono molte traduzioni in lingua italiana di opere della letteratura serba,che spaziano dai grandi del Novecento come Ivo Andric e Aleksandar Ti?ma, fino agli autori contemporanei, fra cui David Albahari, Dragan Velikic e Jelena Lengold.

Oltre all’attività didattica e di traduzione, Alice Parmeggiani ha svolto anche un intenso lavoro di ricerca, in particolare sui rapporti fra le avanguardie letterarie russe, serbe, croate e italiane. Ha pubblicato diversi saggi di riflessione e critica letteraria e ha contribuito a diffondere in Italia la conoscenza delle letterature dei Paesi della regione geografica dei Balcani occidentali, con testi di fondamentale importanza, come il saggio “Scritti sulla pietra.Voci e immagini dalla Bosnia e dall’Erzegovina fra medioevo ed età moderna”, pubblicato nel 2005. Dagli anni Novanta si occupa anche della formazione di mediatori linguistici e culturali nella scuola.

tratto da italintermedia.globalist.it